giovedì 27 giugno 2013

INSONNIA

È stato scritto che il mal di schiena sarebbe il “male del secolo”.
Sembrerebbe proprio che l’insonnia possa venire classificata
ex-aequo, considerata l’altissima percentuale di uomini
che soffrono di disturbi del sonno e le quantità ingenti di
tranquillanti, neurolettici ed ipnotici tesi al loro trattamento
(che tra l’altro continuano ad aumentare).
Ci sembra utile, prima di proporre alcuni schemi omeo-fitoorganoterapici
(molte v. efficaci e comunque sempre privi di
tossicità), cominciare dal punto in cui normalmente terminano
i formulari: intendiamo dire che l’insonnia verrà qui presa
in esame per i diversi periodi della vita umana, e che i capitoli
seguenti forniranno una serie di consigli pratici tali che ciascuno
possa tentare un approccio personale alla “sua” insonnia.


A. PRINCIPI GENERALI.
I. Insonnia del neonato e del bambino.
1. La prevenzione dell’insonnia del neonato e del bambino è
prima di ogni di ogni cosa di competenza dei genitori ed in
particolare della madre, visti il rapporto “privilegiato” che
quest’ultima intrattiene con il proprio figlio; eventuali squilibri
all’interno di tale rapporto possono essere seri, e non
solamente per quanto riguarda il sonno (v. Madre-Bambino).
L’attenta osservazione dei ritmi biologici di questo giovanissimo
individuo è tra le cose di maggiore importanza, specie
in ciò che concerce i pasti ed il sonno (tali ritmi verranno
indicati dal pediatra).
Non serve cullare il bambino per farlo addormentare, né far
uso di una culla.
Evitare di somministrare al bambino dei biberon d’acqua o
latte zuccherati per stimolare il sonno,: se tale abitudine viene
mantenuta fino al periodo della dentizione, i denti superiori
rischiano di essere vittima della carie, (dato che la lingua
protegge quelli inferiori).
Durante la notte, spesso i bambini si svegliano (e la cosa si
fa sempre più frequente con l’età), agitano braccia e gambe e
sollevano la testa: se nessuno li tocca, il più delle v. si riaddormentano
da soli. Se invece la madre, sentendolo muovere,
va a controllare il bambino e lo tocca, rischia soltanto di
ostacolargli il sonno; se questo si ripete più v. nel corso della
notte, al bambino riuscirà difficile acquisire delle corrette abitudini
in materia di sonno.
Nella maggioranza dei casi, è preferibile non prendere in braccio
il bambino che piange (tranne che, logicamente, non vi
sia un reale malessere).
Certo, lasciare piangere il proprio figlio per nottate intere
(dopo l’ultimo bagnetto) non è divertente per i genitori: ma
bisogna perseverare, ed in futuro le notti trascorreranno piacevoli
tanto per loro che per il bambino. Un pediatra dotato
di senso dell’umorismo consiglia ai genitori di “montare la
guardia” a notti alterne, mentre l’altro cerca di dormire con i
tappi nelle orecchie.
Per quanto riguarda le cure personali, non far uso di lozioni
alcooliche (l’alcool viene assorbito attraverso la cute del bambino:
da qui un nervosismo che impedisce il sonno, oltre ai
rischi di etilismo). Infine, se si tratta di un bambino allattato
dalla madre, bisogna che quest’ultima non beva né caffè, né
thè.

2. Il rituale dell’addormentamento.
Vi sono delle abitudini che, assunte sin dai primi giorni di
vita, si manterranno per sempre, mentre ve ne sono delle
altre che vanno formandosi con il trascorrere del tempo.
Così, ad esempio, in sostituzione del seno materno (o del
succhiotto) sarà la suzione del pollice, oppure del lenzuolo, a
favorire il sonno. Un giocattolo familiare (come un orsetto di
peluche) può giocare un ruolo interessante, di incitazione e
protezione al contempo. Se invece il bambino sembra aver
paura dell’oscurità completa, un lumino elettrico sistemato
vicino alla culla o al lettino lo rassicurerà.
Quando il bambino è più grande ed è già in grado di camminare,
sarà forse bene farlo dormire su di un letto molto basso
che gli permetterà di cadere senza farsi male, come pure di
alzarsi e giocare tranquillamente a terra con i suoi giocattoli
preferiti, senza disturbare nessuno.
Non bisogna spruzzare insetticidi prima di mettere a letto un
bambino: tale operazione va effettuata un po’ di tempo prima,
e deve essere seguita dall’aerazione della camera.

INSONNIA

Far arieggiare sempre le stanze, anche durante l’inverno, di
modo che non vi sia troppo caldo. Il padre non dovrà fumare
mentre assiste il suo bambino che va al letto. Quando si
mette a dormire il bambino, abbassare il volume di radio e
televisione: se questi sono in funzione in una stanza attigua
a quella del bambino, si farà uso di cuffie.
C’è chi afferma che i bambini
coricati in posizione supina possono soffocare in caso di
rigurgito; chi invece sostiene che quelli distesi bocconi possono
presentare rischi di cifosi, deformazioni a carico delle
gambe e dei piedi o addirittura della mandibola e della testa,
in quanto le ossa del bambino non sono ancora formate a
sufficienza.
Entrambe le posizioni possono venire adottate; sempre che
il pediatra non abbia nulla in contrario a causa del tono generale
del bambino, sembra che non si debbano esagerare i
rischi dell’una e dell’altra posizione, e che sia raccomandabile
un’alternanza tra le due, dopo un’attenta osservazione.
II. Insonnia nell’età compresa tra la prima infanzia e l’adolescenza.
1. Al rapporto privilegiato con la madre deve far naturalmente
seguito, in questo stadio, un insieme di buone relazioni
con entrambi i genitori; il padre in particolar modo, interviene
inizialmente in misura maggiore nella vita in un bambino
di questa età.
Si pensi anche ai rapporti intrecciati dal futuro scolaro con le
strutture dell’insegnamento (nido, scuola materna, scuola
elementare): a questa tappa dell’inserimento nella vita sociale,
genitori, educatori, medici scolastici ecc. devono rendere
pronto il bambino, cominciando dalla prima infanzia e sino
all’adolescenza (periodo, quest’ultimo, di transizione, inquitudini
e speranze). A tal fine, bisogna rispettare i suoi ritmi
biologici e orientare con consapevolezza la sua attività intellettuale,
incrementando gradualmente l’esercizio fisico e sportivo.
È durante questo periodo che un bambino rischia di soffrire
dei dissapori che possono esistere tra i genitori, o di gelosia
nei confronti di un fratellino (che accentra l’interesse dei
genitori, ecc); elementi questi in grado di indurre non soltanto
l’insonnia, ma addirittura alcune cosiddette malattie psicosomatiche,
come l’incontinenza urinaria (enuresi), l’anoressia
mentale nelle bambine, o più semplicemente la suzione
del pollice in età avanzata (se necessario, v. le rubriche in
questione). Il bambino molto piccolo si succhierà più o meno
spesso il pollice per addormentarsi, ma sarebbe bene che i
genitori non gli diano lecca-lecca o caramelle per invogliarlo
al sonno, in quanto la saliva impregnata di zucchero starà
per tutta la notte a contatto con i denti.
Attenzione ai programmi televisivi: secondo alcuni sondaggi,
il 70-80% dei bambini trascorre una notte agitata dopo
aver visto un film emozionante, proprio come se avessero
bevuto due tazze di caffè forte.
2. Il rituale dell’addormentamento.
Inizialmente sarà lo stesso di quello del bambino piccolo,
con qualche modifica.
Poi, una volta che il bambino è cresciuto, si è evoluto e non
viene più trattato al pari di un bimbo piccolissimo, il rituale
andrà sempre più rassomigliando sotto molti aspetti a quello
dei genitori. (v. II, Condotta da tenere).
III. Insonnia dell’adulto.
1. A partire dal termine dell’adolescenza, i contatti sociali
cominciano a svilupparsi (apprendimento, primo impiego o
continuazione degli studi, ecc.); poi arriverà la vita sentimentale
e coniugale (spesso deludente); il primo figlio, le
preoccupazioni familiari o di carriera che possono trovarsi
alla base dell’insonnia. La manifestazione di determinate
malattie, che possono poi diventare croniche con il progressivo
aggravamento, hano la loro parte in causa.
In certi casi può essere presente un’alterazione dei ritmi biologici:
è il caso di quanti svolgono un lavoro di turnista (il
turno “tre-otto”), o di pilota nelle grandi linee aeree, ad esempio,
o ancora dei viaggi degli uomini d’affari, e così via.
Un attimo ancora per ricordare l’effetto delle cattive abitudini
alimentari e dell’igiene complessiva della vita, di cui parleremo
al II.
2. Il rituale dell’addormentamento, v. II.
IV. Insonnia dell’anziano.
A partire dall’età del pensionamento e fino alla “terza età” ed
oltre, il sonno è andato gradualmente diventando di minore
durata di prima: si può dire che dalla sessantina in avanti,
una persona su due si lamenta del proprio sonno notturno,
non tenendo spesso conto tuttavia della quantità totale di
sonno, che comprende la siesta post-prandiale e qualche
volta dei brevi riposini nel corso della giornata.
Questa è l’età in cui la richiesta di farmaci al medico si verifica
con maggior insistenza, ed anche in cui l’autoterapia diviene
più intensiva (e talvolta pericolosa, in quanto solo di
rado se ne fa menzione al medico).
L’assunzione di rimedi allopatici induttori del sonno deve
essere più moderata del solito e dosata con maggior attenzione,
poiché gli emuntori adesso funzionano peggio di prima.
È questo il periodo in cui le affezioni reumatiche, cardiovascolari
ecc. si sono instaurate (o si sono cronicizzate); esse
potranno disturbare il sonno, tanto per l’inquietudine che
suscitano che per i dolori che provocano.
Per il resto, si veda il capitolo seguente.

II. CONDOTTA DA TENERSI.
1. Regime alimentare.
La sera mangiare leggero: ridurre i cibi grassi, le salse, i farinacei
che appesantiscono la digestione.
Integrare al pasto della sera, tenendo conto delle intolleranze
individuali, uno degli alimenti qui elencati (che esercitano
un’azione sedativa):
albicocche, aglio, cavolo, cipolle, lattuga,
mela, miele (se possibile di biancospino),
pesche, scalogni.
Preferire gli alimenti ricchi di vitamine A, B1, D, G, B6; abolire
le sostanze eccitanti: thè, caffè, tabacco (oppure far uso di
caffè decaffeinato).
Se si gradisce, prendere dopo cena un leggero infuso di foglie
d’arancio o di tiglio, oppure una tazza di latte caldo. In
ogni caso, bere poco durante la cena (specie se questa ha
inizio con una minestra), in quanto c’è il rischio di doversi
alzare una o più v..

2. Farmaci anti-sonno.
Attenzione all’uso continuo di estratti tiroidei, derivati cortisonici
e anoressizzanti (i “togli-fame” delle diete dimagranti).
A causa dell’autoterapia, bisogna ancor di più fare attenzione
all’assunzione in forti dosi di vitamina C (per il tono generale,
la stanchezza, la prevenzione anti-influenzale ecc.).
3. La stanza da letto.
In questa stanza dovrebbe arrivare la minor quantità possibile
di rumori esterni (radio del vicino, discussioni animate
nell’appartamento, quartiere rumoroso anche durante la notte,
ecc.)... il che non è facile: se necessario, bisognerà insonorizzare
la camera.
L’ideale sarebbe di potere riposare in una stanza ben arieggiata,
con le finestre aperte, ad una temperatura non superiore
ai 18°. Controllo, in caso di necessità, del letto e dei relativi
effetti: letto né troppo morbido né troppo duro, coperte leggere
in fibra naturale, guanciale piuttosto basso, che non
sollevi eccessivamente la testa (e che possa contenere dei
coni di luppolo).
Orientare il letto, se possibile, in modo che la testa di chi
dorme venga a trovarsi tra il nord-est ed in nord-ovest.
4. Preparazione al sonno.
Anche se il pasto della sera deve essere leggero, non è comunque
bene coricarsi subito dopo aver mangiato, in fase di
digestione.
La preparazione al sonno può assumere diverse forme, a seconda
del temperamento e dei gusti di ciascuno.
• Se è possibile (per il luogo, la stagione, la disponibilità)
camminare almeno per un quarto d’ora-mezzora all’aperto.
• O sostituire la passeggiata con qualche esercizio fisico leggero
ed esercizi di respirazione (ginnastiche “dolci”, semplici
tecniche yoga, ecc.).
• A meno che non faciliti il sonno, sarebbe meglio ridurre la
permanenza davanti al televisore ed evitare al massimo i film
di violenza ed i servizi giornalistici d’attualità (che deprimono).

Musica (classica, romantica ); evitare la nusica contemporanea, o almeno la maggior parte,
la “dance” rumorosa, ecc.


Lo stesso dicasi per un po’ di lettura, evitando se possibile
le opere disperate o angoscianti.
• Nei soggetti molto nervosi, tentare l’azione sedativa del
lenzuolo bagnato: al momento di coricarsi, avvolgersi in un
lenzuolo bagnato d’acqua tiepida e poi in una coperta di
lana; togliere il tutto dopo 1/2 ora, asciugarsi rapidamente e
mettersi a letto (in questo caso, il “rituale d’addormentamento”,
di cui sopra, sarà stato preparato in precedenza).
• Più semplicemente, un bagno ai fiori di fieno, o in mancanza:
abluzioni calmanti; bagno di Tiglio in acqua tiepida (3638°),

doccia fresca (35°); o ancora semicupi freddi di 2-3
minuti, o

pediluvi freddi piuttosto brevi.


evitare qualsiasi lavoro mentale dopo le Se non è urgente,
19- 20.
• Molti raccomandano di andare a letto sempre alla stessa
ora, ma riteniamo che questo consiglio va adattato all’osservazione
dei ritmi biologici di ogni singola persona. Non bisogna
andare a letto perché sono le 22,30 o le 23: bisognerebbe
andarci appena si ha sonno, e non più tardi. Infatti, se si
trascurano gli sbadigli premonitori e la pesantezza degli occhi
che incominciano a chiudersi, bisognerà poi aspettare da
1 a 2 ore per ritrovare un nuovo ritmo che inciti al sonno.
• Per concludere, diciamo – pur senza aver esaurito l’argomento
– che la sera non è il momento più propizio a discussioni
e dispute familiari, decisamente poco favorevoli al sonno.
È certo possibile una riconciliazione coniugale a letto, ma
vi è il rischio di un ritardo nell’addormentamento.
5. Rituale dell’addormentamento.
Più o meno ereditato dalle abitudini familiari, il rituale varia
da persona a persona e di casa in casa. Vi sono alcuni gesti
divenuti ormai semi-automatici, che precedono il sonno. Vediamone
alcuni:
• Può trattarsi della tisana “calmante, sedativa” o di un bicchiere
di latte caldo; evitare la caramella serotina, a causa
della sua azione sui denti.
• Per alcuni, dell’ultima sigaretta (da non fumarsi nella stanza
da letto, però).
• Controllo della chiusura di porte e finestre dopo aver fatto
arieggiare la stanza (l’ideale sarebbe lasciarla aperta... ma ci
sono la luce, i rumori, ecc.); controllo della chiusura del gas.
• Spegnimento delle stufe a gas o carbone; abbassare i radiatori
del riscaldamento centralizzato e controllare che gli umidificatori
siano sufficientemente pieni d’acqua.
• Veloce pulizia personale (se non si è fatto né il bagno, né
l’abluzione) e dei denti.
• Preparare il letto, evitando di sovrapporre guanciale e capezzale:
scegliere l’uno o l’altro. È il momento propizio per
sistemare un drappo di lana violetta sotto l’accessorio che si
è scelto.
Per ciò che riguarda l’abbigliamento notturno, evitare i tessuti
sintetici ed orientarsi verso il cotone o altre fibre natura


li; camicie da notte o pigiami, a seconda dei gusti, devono
essere un po’ ampi e non intralciare i movimenti.

6. La migliore posizione del corpo è quella che si assume
spontaneamente e che forse risale all’infanzia: posizione genupettorale
(nella quale si ritrova la posizione che assumevamo
nello stadio fetale); di fianco, con le ginocchia piegate
– meglio sul lato destro così da non affaticare il cuore, o
comunque, è meglio aspettare un po’ prima di voltarsi dall’altra
parte; bocconi (ma in questo caso la testa è girata da un
lato, e dunque la nuca rimane contratta); supino, con le ginocchia
sollevate (attenzione, se si dorme in compagnia, che
in questa posizione è facile russare).
Nella vita di coppia, ciascuno dei due partners avrà interesse
ad avere una propria autonomia di movimento, sia grazie
all’adozione di letti separati, sia dotando di appositi effetti
un letto matrimoniale.
B. TRATTAMENTO.
I. Adulti.
A. Insonnia passeggera o “nervosa”.
Un’ora prima di andare a dormire: Rêve capsule, 1-2 cps. da
deglutire, bevendo un sorso d’acqua o un infuso tiepido di
camomilla, tiglio o malva, evitando tè o caffè.
Valeriana-Heel, 15 gtt. 3 v. al dì.
Anti Age Reg, 3 gr. 2-3 v- al dì.
Zincoval, 10-15 gtt. o 3-5 gr al dì.
BFX-CR 9, il contenuto di 1 cps 2-3 v. al dì.
Provocarsi lo sbadiglio, in diverse riprese.

2. Se vi è stato unabuso qualunque, una causa occasionale,
si potrà, dopo la tisana del § 1, cominciare con uno dei rimedi
seguenti:
Una dose (o 5 gr.) alla 9CH (o, in mancanza, 7CH, o 5CH), da
ripetersi se necessario durante la notte.
Ecco alcuni casi, di frequente riscontro:
a) Eccessi alimentari.

• Abuso di alcoolici (che ha prodotto eccitazione, ma non
pesantemente alterato: in questo caso, . Alcolismo): Nux
vomica 9CH.
•Abuso di caffè: Coffea 9CH.
• Eccesso alimentare complessivo: Nux vomica 9CH.
• Dopo diarrea o vomito: China 9CH.
b) Eccitazione psichica.

• Buona notizia, emozione piacevole: Coffea 9CH.
• Cattiva notizia: Gelsemium 9CH.
• Contrarietà: Ignatia 9CH.
• Dopo una collera: Nux vomica 9CH.
c) Disturbo mentale occasionale.

•Afflusso di idee: Coffea 9CH.
• Agitazione, ansia: Arsenicum album 9CH.
• Dopo uno spavento: Aconitum 9CH.
• Ipersensibilità al rumore: Theridion 9CH.
d) Stanchezza.

• Stanchezza fisica, sovraffaticamento: Rhus tox. 9CH.
• Sovraffaticamente intellettuale passeggero: Kali phosphoricum
9CH.
e) Piccoli disturbi che impediscono di dormire.

• Agitazione alle gambe: Zincum metallicum 9CH.
• Crampi ai polpacci o alle dita dei piedi: Cuprum aceticum
9CH (o, in mancanza, Cuprum metallicum).
TERAPIA SANUM:
a) Nel caso si tratti di risvegli frequenti è consigliabile
Mucedokehl gocce - 10 gtt. prima di coricarsi, alternato a
Recarcin D 4 capsule - 1 cp. alla sera.


b) Se si tratta invece di difficoltà nell’addormentamento è
consigliabile impiegare:
Nigersan D 5 compresse - 1 cp. alla sera - negli adulti;
Nigersan D 5 gocce - 5 gtt. alla sera - nei bambini,
per circa 10 gg. oltre il termine della scomparsa dei sintomi.


B. Insonnia cronica.
A parte le insonnie cosiddette essenziali (senza causa precisa),
si tratta il più delle v. di insonnie dette secondarie, le cui
cause – una volta individuate – vanno curate.
Ritroviamo qui alcuni dei casi segnalati sopra al § 2; ad esempio,
la spossatezza occasionale che è divenuta uno stato
permanente, da qui la necessità di un trattamento di base
adeguato (v. la rubrica Stanchezza-sovraffaticamento).
Inoltre, molti stati psichici ed affezioni croniche suscettibili
di provocare l’insonnia richiedono un trattamento serio:
Menopausa, Ipertensione arteriosa, ecc.
I disturbi del sonno costituiscono l’oggetto di rubriche particolari.
. Incubi, Digrignamento dei denti, Terrore notturno,
Sonno.
Per concludere, sarà utile far attenzione e tener conto degli
orari dell’insonnia, che potrà dipendere da disturbi circolatori,
digestivi, polmonari, ecc. v. Ritmi biologici, V.
Tisane, rimedi e supposte potranno essere adatti a tutti i casi
seguenti:
1. Andare a rivedere sopra, I § 1.
2. Insonnia con iperattività mentale, o ipersensibilità sensoriale
(le idee si affollano, si fanno progetti, ecc.). Rimedi del §
1, ai quali si aggiungerà:
Melatonina 4CH, 20 gtt. prima di andare a letto.
Gelsemium 5 e Coffea 5CH, 3 gr. se necessario, durante la
notte.
3. Insonnia ribelle con esaurimento nervoso.
Provare la ricetta del Dottor Nebel:
Nykterinia 4CH, Nikterinia 7CH, 3 gr. di ognuno assunti

insieme 1 h prima di andare a letto e quando ci si corica.
Altra ricetta, che dà dei risultati eccellenti:
Melatonina 4CH, 20 gtt. prima di andare a letto.
Pulvised, 1 cp. 2-3v. al dì.
Zincoval, 10-15 gtt. o 3-5 gr al dì.


4. Insonnia con depressione nervosa.
(Commento sottolineato amministratore
27/06/2013 14.34.51
vuoto)
Melatonina 4CH, 20 gtt. prima di andare a letto.
Hypothalamus 9, 1 dose ogni 15 giorni.
Coca 5CH, 2 gr, a mezzogiorno.
Nux vomica 5CH, 3 gr. alle 16.
Gelsemium 5CH, 3 gr. alle 19.
Rame-Oro-Argento, 1 v. al dì.
(Commento sottolineato amministratore
27/06/2013 14.34.47
vuoto)
5. Insonnia dei soggetti che hanno perso volutamente sonno
per un certo periodo (intellettuali, artisti, studenti in periodo
d’esame, sarte, ecc.) e che non riescono più ad addormentarsi
se vanno a letto ad un orario normale.
Hypothalamus 9, 1 dose ogni 8 giorni.
Coca 5CH, 2 gr., 1 v. al dì.
Silicea 5CH, 3 gr. ogni 3 giorni.
Aluminium, 1/2 h prima di cena.
Se necessaria (lo stesso dicasi per i § 3 e 4), una cura termale.
6. Insonnia con demineralizzazione.
Ai rimedi del § 1, aggiungere:
Dr. Reckeweg R 34, 15 gtt., 2 v. al dì.
Rexorubia granulato, 1 cucchiaino da caffè 2-3 v. al dì.
Silicea 5CH, 3 gr. ogni 3 giorni.
7. Insonnia dopo essersi stancati molto o aver subìto un
trauma.
Ai rimedi del § 1, aggiungere:
Arnica 5CH, 2 gr., 2 v. al dì.
Gelsemium 5CH, Rhus tox 5CH, 3 gr. di ciascuno, 1 v. al dì.
8. Insonnia post-operatoria.
Ai rimedi del § 1, aggiungere:
Arnica 5CH, 2 gr., 2 v. al dì.
Arovit, 1 cp., 1 v. al dì.
9. Insonnia del soggetto ipersurrenalico, che dorme soltanto
5 ore a notte e presenta una iperattività generalizzata.
Ai rimedi del § 1, aggiungere:
Sulfur 9, Adrenalinum 9, 5 gr. in alternanza ogni 8 giorni,
prima di andare a letto.
10. Insonnia del soggetto ipersurrenalico, sonnolento dopo
il pasto di mezzogiorno; o che si addormenta immediatamente
dopo cena per svegliarsi alle 3 del mattino, senza più riuscire
ad addormentarsi; o che ancora non riesce ad addormentarsi
prima delle 3 del mattino e dorme un sonno pesante
e agitato fino alle 5-6, svegliandosi stanchissimo.
Ai rimedi del § 1, aggiungere:
Surrene D3, una presa, 1 v. al dì.
Nux vomica 5CH, 3 gr. un’ora dopo i pasti.
INSONNIA

11. Se vi è una disfunzione ipofisaria (specie nei soggetti
fluorici o negli eredosifilitici), e il bisogno di urinare risveglia
durante la notte in modo frequente e regolare.
Ai rimedi del § 1, aggiungere:
Ipofisi L.P. 5CH, 1 f. al dì.
. anche: Diabete insipido.
12. Pensare all’insonnia da ipoglicemia intermittente.
Alimentazione più sostanziosa a cena; durante la notte, sgranocchiare
un biscotto, una tavoletta di cioccolata, ecc.
13. Trattamento gemmo-organoterapico.
Alle due ricette di drenaggio generale (v. Gemmoterapia, I, §
1 e 2,a), aggiungere:
Tilia tomentosa, germogli, mac. glic. D1, 20 gtt. prima di cena.
Escholtzia californica T.M., 30 gtt. prima di andare a letto.
Tre v. a settimana, prima di andare a letto, una supp. che
comprenda Corteccia Cerebrale 9, Bulbo 9, Mesencefalo 9,
Diencefalo 9.
14. Talvolta si rivelano utili le cure climatiche. Sono favorevoli:
la campagna, i boschi, le regioni di media altitudine, i
laghi. Evitare l’alta montagna. Se occorre, cure termali.
15. Se la ricette consigliate fin qui non apportassero alcun
giovamento, o se il miglioramento non si mantiene costante,
consultare il medico (necessità di rimedi di fondo e del trattamento
in profondità di altre cause ancora: fegato, Ipertensione
arteriosa, Intossicazione, Eccessiva viscosità sanguigna
(insonnia durante la prima parte della notte, quindi incubi,
vertigini, formicolìo alle braccia ed alle spalle, astenia, emicrania,
ecc).
II. Bambini (Insonnia e sonno).
1. Bambino capriccioso, nervoso, collerico (specie nel corso
della dentizione o dopo una diarrea spossante).
Chamomilla 5CH, 2 gr., 2 v. al dì.
Cypripedium 4CH, 3 gr.
Zincoval, 3 gr disciolti in acqua 2-3 v. al dì.
Una supp. di Viburcol prima di andare a letto.
2. Bambino che è tranquillo durante il giorno ma che la
notte si sveglia, gioca, ride e parla. Come al § 1, in più:
Jalapa 4CH, 2 gr., 2 v. al dì.
3. Insonnia con terrori notturni, v. la rubrica in questione.
4. Bambino che digrigna i denti mentre si addormenta.
Cina 5CH, Podophyllum 4CH, 3 gr. di ciascuno, 1 v. al dì.
Se vi sono vermi intestinali, . Parassitosi.
5. Bambino che dorme con la bocca aperta.
Nux vomica 5CH, Lycopodium 4CH, 3 gr. a giorni alterni.
Sambucus nigra 4CH, 2 gr., 2 v. al dì + 3 gr. prima di andare a
letto.
Pensare alle adenoidi. Se è presente, curare la Corizza.

I segreti del sonno

Da National Geographic Italia, maggio 2010

I segreti del sonno

Passiamo un terzo della vita dormendo. Ma dopo anni di ricerche non sappiamo ancora con esattezza perché. Guarda le foto





oppure no?

 
Esporsi alla luce blu di tablet e TV altera il ritmo del sonno, portandoci a dormire male. Lo ha scoperto uno studio condotto dal Prof. Charles Czeisler, della Divisione di Medicina del Sonno dell'Università di Harvard.
Gli schermi dei gadget elettronici e della TV, con la loro luce bluastra, sconvolgono letteralmente il nostro ritmo circadiano, quello che regola il sonno e la veglia, provocandone un'alterazione. Chi di noi non si sofferma a letto a guardare la TV o a navigare col tablet? Niente di più deleterio per il nostro sonno. Secondo lo scienziato questa cattiva abitudine sarebbe addirittura più potente delle droghe nell'influenzare i nostri ritmi circadiani.
Nel corso dello studio condotto in America e pubblicato su Nature, è emerso che il 30 per cento degli adulti e il 44 per cento dei lavoratori notturni hanno riferito di dormire in media sei ore a notte. Cinquanta anni fa, meno del 3 per cento della popolazione adulta degli Stati Uniti dormiva così poco. E in tutto il mondo, i bambini dormono 1,2 ore in meno rispetto ai coetanei vissuti un secolo fa.
Tutta colpa della luce blu artificiale. Così come le orecchie hanno il duplice compito di ascoltare e regolare l'equilibrio del nostro corpo, anche gli occhi hanno due mansioni: oltre a vedere, aiutano a mantenere il nostro orologio biologico in sintonia rilevando in un certo senso l'ora del giorno. In questo modo suggeriscono al nostro corpo di regolarsi di conseguenza.
Ma cosa succede con le luci artificiali? La maggiore esposizione anche nelle ore di buio attiva le cellule del cervello, ostacolando la liberazione della melatonina, l'ormone prodotto dalla ghiandola pineale che induce il sonno. In un certo senso, la luce blu interrompe l'orologio biologico comunicando al cervello che è ancora giorno e spingendolo a rimanere sveglio.
Le lampadine a basso consumo energetico e la luce a LED utilizzata in schermi di computer e TV stanno facendo peggiorare il problema, perché sono ricche di luce blu, a cui i nostri occhi sono più sensibiliha Czeisler detto al Telegraph,
Secondo lo scienziato, questi dispositivi andrebbero modificati includendo più rosso e arancio, per contribuire a ridurre l'effetto negativo sul sonno.



There are many reasons why people get insufficient sleep in our 24/7 society, from early starts at work or school, or long commutes, to caffeine-rich food and drink. But the precipitating factor is an often unappreciated, technological breakthrough: the electric light. Without it, few people would use caffeine to stay awake at night. And light affects our circadian rhythms more powerfully than any drug.
Just as the ear has two functions (hearing and balance), so too does the eye. First, rods and cones enable sight; and second, intrinsically photosensitive retinal ganglion cells (ipRGCs) containing the photopigment melanopsin enable pupillary light responses, photic resetting of the circadian clock, and other sightless visual responses. Artificial light striking the retina between dusk and dawn exerts other physiological effects through sightless vision. It inhibits sleep-promoting neurons and activates arousal-promoting orexin neurons in the hypothalamus, and suppresses the nightly release of the soporific hormone melatonin. These factors reduce sleepiness, increase alertness and interfere with our sleep.
“Technology has decoupled us from the 24-hour day to which our bodies evolved.”
Paradoxically, the daily peak of waking energy driven by the brain's master circadian clock in the suprachiasmatic nucleus (SCN) of the hypothalamus occurs not at the start but near the end of our usual waking day, providing us with a 'second wind' that keeps us going as the day wears on. Before the widespread use of electric light, people probably experienced that second wind in the mid-afternoon, keeping them going until night fell. But light exposure after sunset signals 'daytime' to the SCN, shifting the clock later, postponing the second wind and delaying the onset of melatonin secretion. As a result, many people are still checking e-mail, doing homework or watching TV at midnight, with hardly a clue that it is the middle of the solar night. Technology has effectively decoupled us from the natural 24-hour day to which our bodies evolved, driving us to go to bed later. And we use caffeine in the morning to rise as early as we ever did, putting the squeeze on sleep.
The more we light up our lives, the less we seem to sleep. As the cost of generating light has plummeted by two orders of magnitude over the past century, its consumption has increased accordingly. Between 1950 and 2000, for example, as the cost of light production fell sixfold, UK per capita light consumption rose fourfold. This increasing light consumption has paralleled the rise in sleep deficiency.
Today, 30% of all employed US adults and 44% of night workers report averaging less than 6 hours sleep per night1, whereas 50 years ago less than 3% of the US adult population slept so little. Worldwide, children are sleeping about 1.2 hours less on school nights than a century ago2. Most of us also sleep at different times during the week than at weekends and holidays, inducing 'social jetlag', which further disrupts circadian rhythms (see 'Stepping out of time', page S10).
The US Institute of Medicine estimates that between 50 million and 70 million people in the United States suffer adverse health and safety consequences from sleep disorders and sleep deficiency3, including greater risk of obesity, diabetes, heart disease, depression and stroke. The obesity boom has triggered a parallel epidemic of obstructive sleep apnoea, which disrupts sleep (see 'Heavy sleepers', page S8). Children become hyperactive rather than sleepy when they don't get enough sleep, and have difficulty focusing attention, so sleep deficiency may be mistaken for attention-deficit hyperactivity disorder (ADHD), an increasingly common condition now diagnosed in 19% of US boys of high-school age. Some 40% of people in the United States report that their sleep is often insufficient, with 25% reporting difficulty concentrating owing to fatigue. The WHO has even added night-shift work to its list of known and probable carcinogens. And the death toll from driving while tired is second only to that caused by drink driving.
The number of people with sleep deficiency seems destined to rise. With 19% of electricity consumption worldwide devoted to producing light, many governments are phasing out traditional incandescent light bulbs4. Energy efficient solid-state light-emitting diodes (LEDs) are now widely used in televisions and computer screens, laptops, tablets and hand-held devices, and will drive a further increase in per capita light consumption.
Solid-state white light is typically rich in blue light, and the colour composition matters. The ipRGCs are most sensitive to short-wavelength (blue and blue–green) light, so night-time exposure to LEDs is typically more disruptive to circadian rhythms, melatonin secretion and sleep than incandescent lighting.
But solid-state lighting could also provide some solutions. A solid-state white-light fixture can comprise multicoloured LEDs, so it is relatively easy to control not only the light intensity, but also the colour composition. The adverse effects of night-time light on sleep and circadian rhythms can be reduced by replacing blue-enriched light with red- or orange-enriched white light after sunset. Unfortunately, existing uses of this new-found colour control have tended to be wrong-headed: some airlines, for example, suffuse aircraft cabins with monochromatic blue light at night, the optimal colour for suppressing melatonin and disrupting sleep.
Sleep is essential to our physical and mental wellbeing, so it is vital that we learn more about the impact of light consumption and other ways our 24/7 society affects sleep, circadian rhythms and health. We must then use this knowledge to develop behavioural and technical interventions to mitigate these ill effects. It is time to reassess the early assurances of Thomas Edison that using electric light “is in no way harmful to health, nor does it affect the soundness of sleep”.

lunedì 17 giugno 2013

Francesco Dell’Oro, il ‘faro’ dell’orientamento

Francesco Dell’Oro, il ‘faro’ dell’orientamento

25 luglio 2012versione stampabile
Intervista a Francesco Dell’Oro, responsabile del Servizio Orientamento Scolastico del Comune di Milano e autore del libro ‘Cercasi scuola disperatamente’

I ragazzi che si presentano allo sportello dell’orientamento scolastico sono spesso vittime di relazioni educative inadeguate. Da cosa è determinata la scarsa attrazione della scuola italiana, e cosa fai per motivarli a continuare a studiare?
Gli adolescenti che incontro ogni giorno nelle scuole e, soprattutto, nella attività di consulenza (colloqui individuali), mi parlano di insegnanti straordinari, di alcuni meno straordinari, ma anche di qualche insegnante che loro definiscono “formato incubo”. Non diventi insegnante perché ti laurei o fai un master. Te lo devi sentire dentro. Nel cuore. Questa professione richiama una grande, immensa responsabilità.
Non abbiamo l’onestà intellettuale di riconoscere che siamo imbrigliati in logiche ideologiche, politiche e sindacali che non ci consentono di affermare che l’attuale organizzazione scolastica è assurda. Il tempo in aula, i programmi, le materie, i testi scolastici e il sistema di valutazione rappresentano i cardini di una scuola più funzionale ad un sistema di cattedre che alla valorizzazione dei talenti. Delle persone.
Gli adulti e gli adolescenti utilizzano linguaggi troppo diversi. Per contenuti, frequenze e modalità. Noi adulti utilizziamo il linguaggio delle parole e con le parole spieghiamo sempre tutto e maledettamente in fretta. Con interventi continui, sistematici e sempre suggerendo la soluzione dei problemi. Gli adolescenti detestano questo linguaggio perché non si sentono protagonisti della soluzione di quei problemi. Il linguaggio degli adolescenti è quello delle emozioni.
I genitori e gli insegnanti devono dare direzione a questi ragazzi. Devono trasmettere esperienze, regole, valori. Ma questo messaggio arriva solo ad una condizione: gli adolescenti devono sentirsi apprezzati e stimati. E’ questa la strada maestra per riuscire a motivarli: coniugare, con sapienza naturale e buon senso, regole e valori con stima e riconoscimento. Invece, spesso, li travolgiamo con giudizi. Chiusi. Penalizzanti. Giudizi che feriscono e mortificano le persone.

Quali sono i motivi dell’abbandono e qual’é il suo impatto psicologico su insegnanti, alunni e famiglie?
Quando i libri, lo studio e l’impegno diventano puro veleno, quando i genitori e gli insegnanti intervengono continuamente parlando solo di scuola con giudizi improvvidi, sistematici e con effetti devastanti sui processi di autostima, quando la scuola diventa un percorso di sofferenza, allora, per i nostri adolescenti, l’abbandono scolastico sembra presentarsi come l’unica via d’uscita. L’unico percorso utile per non soffrire più.
Si fugge. Si lascia la scuola, i compagni, gli insegnanti e, in modo spesso inconsapevole, si dichiara … guerra anche e soprattutto ai genitori.
L’abbandono è vissuto come una liberazione. Dallo studio, dalla fatica, dalla pressione dei genitori e dai giudizi degli insegnanti e, a volte, dei propri coetanei. Gli adolescenti che abbandonano provano disagio e, quindi, vanno alla ricerca di un benessere indefinito, confuso. Per ritrovarsi, poi, più soli. In maggiori difficoltà e, in alcuni casi, su percorsi ad alto rischio.
Non sono pochi i genitori angosciati, con sensi di colpa e incapaci di individuare strategie utili a recuperare non solo un adolescente a scuola ma anche un livello minimo di qualità nelle relazioni.
Credo sia del tutto inutile perpetuare il rito dei convegni, delle conferenze, dei seminari di formazione sui temi della dispersione scolastica. Riproponendo, in modo quasi maniacale e anche un po’ stupido, le solite indagini con le percentuali sui livelli di abbandono.
La nostra scuola, se non cambia organizzazione, metterà in difficoltà sempre di più coloro che sono meno inclini all’apprendimento. E’ una scuola utile, forse (ma non ne sono affatto convinto), per quelli bravi. Per coloro, cioè, che per ceto sociale, preparazione e contesti potrebbero, esagerando un pò, farne anche a meno.
Serve una vera riforma della scuola. Dei ruoli, delle competenze, della didattica, dei testi scolastici, delle relazioni e del sistema di valutazione. Magari, da subito, con la consapevolezza che non abbiamo a che fare con studenti, ma con adolescenti che vanno a scuola. E la distinzione non è affatto irrilevante.

Nel tuo libro “Cercasi scuola disperatamente”, scrivi che rileggendo da adulti le pagelle e le valutazioni che hanno caratterizzato il nostro percorso scolastico, spesso si ha a che fare con un’immagine che non ci appartiene e con giudizi che delineano una persona con caratteristiche diverse da quelle che poi l’esperienza, il lavoro e studi successivi hanno poi confermato. Perché accade questo?
Il consiglio orientativo che, in genere, viene utilizzato, fa riferimento a gerarchie molto opinabili. Quelli bravi li mandiamo al liceo, i meno bravi ai Tecnici, quelli in difficoltà agli Istituti Professionali e la … “croce rossa” ai corsi di Istruzione e Formazione Professionale. E’ come immaginare una strana e curiosa società, divisa in poeti e meccanici. Quelli intelligenti e quelli meno.
In questo modo non facciamo che accentuare quella maledetta separazione tra il sapere e il saper fare, che è una della principali cause dell’abbandono scolastico.
Il consiglio orientativo è imbrigliato in una logica troppo scolastica. E’ figlio di una lettura di quelle che riteniamo essere le capacità o le difficoltà scolastiche.
Non vengono valorizzate ed evidenziate, anzi a volte ci sfuggono proprio, le potenzialità di questi ragazzi. Mi riferisco alle capacità relazionali, di intuizione, di fare gruppo, di esprimere giudizi equilibrati. Alle capacità metacognitive: i livelli di consapevolezza sulla proprie esperienze. Sui vissuti. Sulle proprie emozioni. Ai livelli di determinazione nel perseguire obiettivi che si ritengono prioritari. E così via… La scuola, i dirigenti, i docenti e i cosiddetti esperti devono custodire e preservare un bene prezioso: l’imponderabilità nei processi di crescita, di maturazione e di responsabilizzazione delle persone. Processi che non hanno mai uno sviluppo lineare e costante. Sono fatti di ritardi, anticipazioni e situazioni, a volte, indecifrabili.
Si tratta quindi, interpretando con sensibilità il percorso dei nostri adolescenti, di saperli aspettare. Almeno un po’. Sono soprattutto le competenze richieste dall’organizzazione del lavoro a segnalarci la precarietà e l’assurdità dell’organizzazione scolastica. Le aziende private italiane (indagine Excelsior 2010 a cura dell’Unioncamere) chiedono ai diplomati e ai laureati soprattutto la capacità di lavorare in un gruppo, in un team di lavoro. La capacità di relazionarsi con i clienti (capacità di ascolto e di comunicazione), la capacità di risolvere i problemi e la capacità di lavorare in autonomia.
Perché, allora, continuiamo a riproporre testi scolastici che vengono affrontati e studiati capitolo per capitolo, paragrafo per paragrafo e, mi raccomando, le note! Programmi che vengono spiegati con la velocità della luce. Anche per iniziare in fretta il … ripasso! Straordinario! I nostri ragazzi, alla fine della scuola, dopo una settimana hanno già dimenticato tutto.
Pensiamo, ad esempio, ad un programma di storia moderna o contemporanea. Ma è così difficile immaginare tre o quattro aree tematiche sulle quali avviare un laboratorio di ricerca con approfondimenti, confronti, visite a musei, interviste a testimoni privilegiati, in modo tale che i nostri ragazzi diventano protagonisti di quel sapere.
Che senso ha studiare cinque o sei materie al giorno? Ma qual è la “ratio”?. Il BIEN (Bureau international des écoles nouvelles), nel 1919, aveva definito 30 punti per valutare la qualità delle scuole. Al punto di 19 si legge: ” Si studiano poche materie per giorno, una o due soltanto. La varietà deriva non dai soggetti trattati, ma dal modo di trattarli …”.
Se noi adulti andiamo in sofferenza quando partecipiamo ad un corso di formazione di tre ore, in base a quale presupposto di tipo pedagogico e psicologico un adolescente deve e può garantire livelli di attenzione accettabili stando cinque o sei ore a sentire uno che parla?.
La nostra scuola non ha memoria pedagogica. E, con questa organizzazione, sta mettendo in difficoltà le ragazze e i ragazzi delle nuove generazioni, i genitori e gli stessi insegnanti che, in una organizzazione diversa, potrebbero avere anche la possibilità, uscendo più spesso dallo schema d’aula, di conoscere e valorizzare meglio i propri studenti. E viceversa.

I metodi valutativi Invalsi sono un efficace strumento di valutazione del rendimento scolastico e del grado di conoscenza delle varie materie o rappresentano invece un freddo e anonimo test che non tiene conto della complessità dell’allievo?
Dice molto bene lo scrittore Eraldo Affinati: “..stiamo consegnando l’istruzione italiana alle prove Invalsi con domande in stile patente a risposta multipla”. Il sistema di valutazione scolastico, oggi peggiorato con l’Invalsi, è assurdo e pedagogicamente scorretto e inefficace. Anche perché il risultato dell’apprendimento di una persona non sempre ha a che fare con la sua intelligenza e le sue competenze.

E’ valido il piano del governo (interventi di due anni fuori e dentro le classi, con orientamento, aiuto ai genitori, una seconda opportunità per chi ha lasciato ma anche realizzazione di impianti sportivi, laboratori artistici e altri spazi di socializzazione)? E poi: il super-alunno di Profumo?
Ci deve essere qualcosa che non funziona sulla poltrona del ministro della Pubblica Istruzione, se tutti quelli che si siedono poi, ogni tanto, fanno proposte assurde o prendono iniziative terribili. Qualche anno fa, ci fu chi avviò il sistema Invalsi. Nel 2008, la Gelmini, con la legge 133, articolo 64, punto 6, decise di togliere alla scuola 7.832.000.0000. Oggi, un persona preparata come Profumo lancia questa idea dello studente dell’anno.
Non mi piace una scuola competitiva. Mi dà la nausea. Proviamo a dare a questa scuola una diversa organizzazione, a utilizzare diversamente gli insegnanti ma con maggiori riconoscimenti della loro professionalità. Il confronto con i colleghi europei è quasi mortificante. La scuola deve diventare non una sofferenza ma un laboratorio di ricerca. E se proprio vogliamo premiare qualcuno, perché, ad esempio, non premiamo a fine anno il lavoro di gruppo fatto dalle classi?. Le loro ricerche. I loro studi.
Non a caso, forse, le aziende private italiane chiedono soprattutto, ai diplomati e ai laureati, la capacità di lavorare in gruppo. In un team. In una equipe di lavoro.